Che i “minibot” non siano funzionali a garantire alle imprese la riscossione dei loro crediti verso la pubblica amministrazione ormai è accertato. Da ultima è stata la CGIA di Mestre ad unirsi al già numeroso coro di secchi “NO”.
Ma la questione resta. Ed è seria. Secondo la stima riportata nella “Relazione annuale 2018”, presentata la settimana scorsa dal Governatore della Banca d’Italia, l’ammontare complessivo dei debiti commerciali della nostra Pubblica Amministrazione (PA) sarebbe pari a 53 miliardi di euro.
E allora che fare? Una soluzione forse c’è. Ed è questa.
Le PMI dovrebbero poter emettere specifiche obbligazioni che abbiano, come sottostante, crediti certificati nei confronti della Pubblica Amministrazione. Tutte le obbligazioni verrebbero così fatte confluire in uno specifico fondo gestito dalla CDP. Questo fondo garantirebbe l’investitore circa la rimborsabilità delle obbligazioni alla loro scadenza.
Il presupposto essenziale é, però, che la singola PMI – nel caso in cui la PA non dovesse liquidare il debito in tempi coerenti con la scadenza del prestito obbligazionario – si impegni a cedere il credito alla CDP. Così, se alla scadenza la PMI non ha ancora incassato il credito, e quindi non può rimborsare l’investitore, interviene la CDP provvedendo a farlo.
In questo modo CDP diventa titolare del credito della PMI emittente e, pertanto, creditore della stessa PA.
Quindi la PA da quel momento dovrà impegnarsi ad onorare il suo debito solo e direttamente alla CDP.